Tony Sperandeo

Perché mai scrivere un post su Tony Sperandeo? Buh, non lo so. Infatti io non voglio parlare di lui, ma non sapevo quale altro titolo mettere. L’altro giorno ho guardato 10min della prima puntata della Fattoria, l’ennesimo reality di Mediaset. Tranquilli, dopo il Gf, Amici e X-Factor non ho intenzione di vedermi anche questo. Però in quei 10 min ho visto qualcosa di “interessante”. In pratica sono andato a beccare l’esatto momento in cui  Tony Sperandeo è entrato in studio. Ho potuto così godere fin dall’inizio della querelle tra Sperandeo e Corona. Uno scontro tra Titani, veramente!!! Voglio stendere un velo pietoso sull’accaduto, però mi ha fatto piacere (come sempre me ne fa, in bene o in male) sentire parlare un pò di siciliano (di quello stretto però) su Canale 5, con la Perego che chiedeva i sottotitoli (la odio).  Sperandeo in pratica non ha smesso un attimo di parlare palermitano “incarcato” (cioè pesante). Volevo cogliere l’occasione per analizzare due espressioni utilizzate durante la discussione tra il palermitano e il catanese (non sapevo che Corona fosse catanse, sconvolto…).

Corona ha osato dire a Sperandeo:

“Tu sì nuddu miscatu cu nenti”

che significa

“Tu sei nessuno mischiato con niente”

E’ una tipica espressione utilizzata per dire a qualcuno che non conta niente, anzi meno di niente. Sperandeo dice che questa frase l’ha praticamente inventata lui in uno dei suoi film. Buh, non lo so. Può essere (ma ne dubito). Io sinceramente la prima volta che l’ho sentita è stata nello stupendo film I cento passi, rivolta dal boss mafioso (se non sbaglio) a Peppino Impastato.

L’altra espressione interessante, usata da Sperandeo nei confornti di Corona è:

“Tu t’annachi, e io mi annaco più di te”.

Per capire questa frase, bisogna prima analizzare la parola “annacarisi”, una delle mie preferite. Il termine deriva dalla parola greca NAKE, che indica il “vello di pecora”. Naca in siciliano  significa CULLA. Cosa c’entra con il vello di pecora allora??? Perché anticamente le culle erano costituite da velli legati con corde e tenuti in sospeso, il che permetteva a questi primitivi giacigli di dondolare. Per cui, per tutta una serie di traslazioni di significato, NAKE (vello) si trasformò in NACA (culla) da cui poi derivò il termine ANNACARI che significa propriamente “dondolare, ancheggiare”. Poi il termine ha finito per aquisire tutta una serie di accezioni diverse. Alcuni esempi:

Non ti annacare = non perdere tempo

Chiddu s’annaca troppo= quello perde tempo, cambia discorso, non si interessa dell’argomento

Annacati= sbrigati

Talè come s’annaca= guarda come “sculetta”, come si sente tutto, com’è convinto…

La frase di sperandeo quindi più o meno significa:

“Guarda che se tu ti dai le arie, io me le so dare anche più di te”, o comunque una cosa del genere.

Su internet ho trovato una pagina interessante sull’argomento, se volete ecco il link:

http://diotima.bloog.it/letture-ed-autori/curiosita7.html

Un saluto a tutti, e scusate se mi sono annacato troppo prima di scrivere sto post 🙂